A prima vista, potrebbe sembrare che i cambiamenti ormonali della menopausa non abbiano nulla a che fare con il microbiota intestinale, quell’insieme di trilioni di microrganismi che popolano il nostro tratto digestivo. Tuttavia, sappiamo che quasi tutti i sistemi del nostro corpo possiedono recettori per gli estrogeni e funzionano meglio in loro presenza. Il nostro intestino non fa eccezione.
Il microbiota intestinale svolge funzioni essenziali: oltre a produrre enzimi per la digestione e l’assorbimento di nutrienti e vitamine, trasforma la fibra alimentare in acidi grassi a catena corta (SCFA), fondamentali per la salute intestinale. Inoltre, il 90% della serotonina(1), un neurotrasmettitore chiave per il benessere emotivo e la motilità intestinale, viene prodotto proprio nel nostro intestino. Ma il microbiota fa molto di più.
I ricercatori hanno identificato una specifica comunità di batteri intestinali chiamata estroboloma(2), il cui compito è regolare i livelli di estrogeni nell’organismo. Questo gruppo di batteri metabolizza e trasporta gli estrogeni, contribuendo a mantenerli in un intervallo ottimale per la salute. Inoltre, il microbiota dialoga costantemente con il nostro cervello attraverso un complesso sistema di comunicazione noto come asse intestino-cervello(3).

In condizioni di equilibrio, la maggior parte dei batteri intestinali svolge un ruolo benefico, inviando segnali positivi al cervello e al corpo, e mantenendo sotto controllo eventuali microrganismi dannosi. Tuttavia, con la menopausa, le fluttuazioni e il declino degli estrogeni rendono più difficile mantenere questa armonia. Quando i batteri patogeni prendono il sopravvento, possono insorgere problemi legati all’umore, all’ansia, al metabolismo e al benessere generale.
Come cambia il microbioma intestinale dopo la menopausa?
Con il calo degli estrogeni tipico della menopausa, la composizione del microbiota subisce profonde modificazioni, favorendo l’insorgenza della disbiosi intestinale. Questa condizione si verifica quando i batteri patogeni prendono il sopravvento sui batteri benefici, con conseguenze su peso, osteoporosi, metabolismo, umore e salute generale. Gli scienziati stanno studiando il legame tra disbiosi e il rischio di malattie come il cancro(4) o la sindrome dell’ovaio policistico(5) (PCOS).


Uno studio condotto dall’Università di Oxford ha dimostrato che una maggiore diversità batterica contribuisce a rallentare la proliferazione di patogeni pericolosi come Salmonella e Klebsiella, batteri spesso associati a infezioni gastrointestinali e stati infiammatori cronici (4). Questo suggerisce che preservare una flora intestinale varia potrebbe proteggere la salute generale anche dopo la menopausa.
Ecco alcuni cambiamenti specifici che possono verificarsi dopo la menopausa
Riduzione della diversità del microbiota
Nelle donne in premenopausa, la flora intestinale è ricca e varia, con un picco di diversità attorno ai 40 anni(6). Dopo la menopausa, questa diversità inizia a diminuire, avvicinandosi sempre più alla composizione tipica degli uomini. Un microbiota più vario è vantaggioso, poiché protegge meglio da batteri e agenti patogeni.
Uno studio del 2023 dell’Università di Oxford ha dimostrato che una flora intestinale più diversificata è più efficace nel contrastare infezioni batteriche. Analizzando il comportamento del microbiota nei confronti di Salmonella enterica e Klebsiella pneumoniae—patogeni responsabili di polmoniti, infezioni urinarie e gastroenteriti—i ricercatori hanno scoperto che i singoli ceppi di batteri benefici non erano sufficienti a fermare l’infezione. Tuttavia, una comunità composta da 50 specie diverse di batteri riusciva a rallentare la crescita dei patogeni di 1.000 volte.
Microbiota e Peso Corporeo

Il nostro microbiota è composto da molteplici ceppi batterici, alcuni più utili di altri. Gli studi indicano che, dopo la menopausa, aumenta la presenza di batteri associati all’obesità, come Dorea(8), Prevotella e Sutterella, mentre diminuiscono ceppi benefici come Ruminococcus, che produce acidi grassi a catena corta(9). Si osserva anche un calo di Firmicutes, batteri essenziali per l’assorbimento dei nutrienti, il senso di sazietà e la regolazione dell’appetito.
Uno squilibrio nella flora intestinale può inoltre stimolare il rilascio di tossine che influenzano negativamente l’umore(10) e aumentano il desiderio di cibi ricchi di grassi e zuccheri(11), rendendo più difficile mantenere un peso sano.
3. Maggiore rischio di ansia e depressione
Le alterazioni del microbiota intestinale possono spiegare perché molte donne sperimentano ansia e depressione durante la perimenopausa e la menopausa. Le donne over 50 rappresentano il gruppo che assume più antidepressivi(12) negli Stati Uniti.
Uno studio cinese ha rilevato che le donne in premenopausa con depressione(13) avevano livelli 14 volte superiori di Klebsiella aerogenes, un batterio che degrada rapidamente l’estradiolo, portando a una riduzione del 43% dei livelli di questo ormone rispetto alle donne non depresse.
In un’altra ricerca, le donne con disturbo di panico in perimenopausa(14) mostravano un eccesso di Bacteroides e Alistipes. Sebbene questi batteri possano essere benefici, una loro sovrabbondanza risulta dannosa.
Microbiota e Salute Mentale

Gli effetti della disbiosi intestinale non si limitano al metabolismo: sempre più studi dimostrano un legame tra il microbiota intestinale e la salute mentale.
Le alterazioni del microbiota intestinale possono spiegare perché molte donne sperimentano ansia e depressione durante la perimenopausa e la menopausa. Le donne over 50 rappresentano il gruppo che assume più antidepressivi(12) negli Stati Uniti.
Uno studio cinese ha rilevato che le donne in premenopausa con depressione(13) avevano livelli 14 volte superiori di Klebsiella aerogenes, un batterio che degrada rapidamente l’estradiolo, portando a una riduzione del 43% dei livelli di questo ormone rispetto alle donne non depresse.
In un’altra ricerca, le donne con disturbo di panico in perimenopausa(14) mostravano un eccesso di Bacteroides e Alistipes. Sebbene questi batteri possano essere benefici, una loro sovrabbondanza risulta dannosa.
Questi studi confermano il ruolo dell’asse intestino-cervello nel regolare l’umore

Come Proteggere il Microbiota in Menopausa
L’Importanza della Dieta

L’alimentazione è uno dei principali strumenti per preservare l’equilibrio del microbiota intestinale. .Il primo passo per sostenere un intestino sano e un microbiota diversificato è seguire una dieta antinfiammatoria, ricca di pesce, cereali integrali, frutta secca e verdura e frutta colorata, ricche di fibre e nutrienti.
Studi dimostrano che questo stile alimentare, tipico della dieta mediterranea, è associato a un miglioramento della salute intestinale(15), a una maggiore diversità del microbiota e a una maggiore presenza di flora benefica. Un’alimentazione a base vegetale aiuta a ridurre l’infiammazione(10), un aspetto cruciale sia per chi desidera perdere grasso addominale, alleviare i dolori articolari o ritrovare il desiderio sessuale.
È altrettanto importante evitare i cibi che favoriscono l’infiammazione e possono danneggiare il microbiota, come alimenti ultra-processati, oli di semi raffinati, dolcificanti artificiali, zuccheri in eccesso, carne in grandi quantità e, per alcune persone, farine raffinate e latticini.
Probiotici, Prebiotici, Postbiotici
L’uso di probiotici, prebiotici, sinbiotici e postbiotici può contribuire al riequilibrio della flora intestinale.
Probiotici: sono batteri benefici che rafforzano la flora intestinale esistente. Esistono diverse famiglie di probiotici, ognuna con funzioni specifiche. Ad esempio, l’Akkermansia muciniphila(17) è considerato un batterio probiotico “star” perché favorisce la salute del sistema immunitario e riduce il rischio di disturbi metabolici. Anche i ceppi di Lactobacillus(18) e Bifidobacterium(19) sono molto diffusi e supportano il sistema immunitario. I probiotici possono essere assunti sotto forma di integratori, ma il modo più semplice per introdurli nella dieta è attraverso cibi fermentati come crauti, kimchi, miso, yogurt e kefir.
Prebiotici: sono fibre vegetali non digeribili che nutrono i batteri benefici dell’intestino. Molti alimenti vegetali, come kiwi, melograno, semi di lino, cipolle e banane, hanno proprietà prebiotiche. Se consumi la quantità raccomandata di fibre giornaliere (25-35 grammi) da alimenti come fagioli neri, cavolo viola, semi di chia e avocado, probabilmente stai già assumendo abbastanza prebiotici. La dose giornaliera consigliata di fibre prebiotiche è di 3-5 grammi.
Simbiotici: rappresentano un approccio più avanzato alla salute intestinale e combinano probiotici e prebiotici in un unico prodotto, garantendo un’azione sinergica. Alcuni alimenti, come la zuppa di miso preparata con pasta di miso fermentata e fibra di soia, o lo yogurt arricchito con semi di lino o melograno, possono essere considerati simbiotici. Tuttavia, i simbiotici più efficaci sono spesso integratori specifici che abbinano ceppi di flora intestinale benefica alle fibre necessarie per la loro crescita.
I postbiotici derivano naturalmente dai probiotici e sono i regolatori del benessere di tutto il nostro corpo.
Si tratta di molecole funzionali, derivanti dalla fermentazione di matrici alimentari, latte in particolare, da parte di batteri probiotici.
A differenze dei probiotici (microorganismi vivi e vitali che, se somministrati nelle giuste quantità, sono in grado di apportare benifici all’ospite) non richiedono quindi la presenza di batteri vivi per svolgere la loro azione.
Postbiotici sono per esempio gli acidi grassi a catena corta (SCFAs) come butirrato, propionato, acetato. Ma anche esopolisaccaridi, vitamine, acidi tecoici, determinati enzimi, peptidi o batteriocine
L’idea alla base dei postbiotici è semplice: invece di usare ceppi batterici che producono butirrato, acetato e propionato, si può ricorrere direttamente a preparazioni a base di butirrato acetato e propionato, che sono sicure per l’utilizzo umano. Ad esempio, mentre i probiotici possono avere un effetto pro-infiammatorio sia in soggetti sani sia con pre-infiammazione, questo effetto non lo si è visto con i postbiotici

Terapia Ormonale Sostitutiva (TOS) e Microbiota
Un aspetto interessante riguarda l’impatto della terapia ormonale sostitutiva (TOS) sulla composizione del microbiota intestinale.
Uno studio del 2022 ha confrontato la flora intestinale delle donne in premenopausa, delle donne in menopausa che assumevano terapia ormonale sostitutiva (TOS) e delle donne in menopausa che non la assumevano. I risultati hanno evidenziato che le donne in terapia ormonale avevano un microbiota intestinale più diversificato(20), simile a quello delle donne in premenopausa. Questo gruppo presentava una maggiore presenza di Prevotella (considerato positivo in questo studio) e minori quantità di Escherichia e Klebsiella. Al contrario, le donne che non assumevano ormoni avevano un aumento dei Proteobacteria (associati a disturbi metabolici e infiammazione intestinale), meno Bacteroidetes e una minore diversità intestinale.
Conclusioni
Prendersi cura del microbiota intestinale in menopausa è fondamentale per mantenere una buona qualità di vita e prevenire numerose patologie. Adottare una dieta equilibrata, integrare probiotici ma soprattutto postbiotici e, se non controindicata valutare la TOS, possono rappresentare strategie efficaci per preservare l’equilibrio della flora intestinale e promuovere il benessere generale.
Una raccomandazione
Non preoccupatevi se, nelle prime settimane di cambio alimentazione, avvertite gonfiore o fastidi: il vostro intestino si deve adattare soprattutto se eravate ad un’alimentazione un’alimentazione ricca di cibi processati e zuccheri.
Se i sintomi dovessero persistere per più di qualche settimana, è opprtuno consultare un medico per escludere problemi come la crescita eccessiva di batteri nell’intestino tenue (SIBO).
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